domenica 10 febbraio 2013

Storia dell'umorismo siciliano




Storia dell'umorismo siciliano


Il me ne fregar m'è dolce in questo mar

 
Devi sapere che il popolo siciliano ha dimostrato attraverso i secoli, di possedere nel proprio genoma e, direi, nel proprio gecognoma, uno spiccatissimo senso dell'umorismo.
Infatti, già nell'età classica creò la Commedia con Epicarmo di Siracusa.
I marionettisti siciliani fecero divertire perfino Socrate.
La prima notizia documentata dell'apparizione dell'umorismo sulla Terra risale a tanti secoli fa:
"Era un dì di Ferragosto.
Alcuni villeggianti arrivati alla meta, dopo aver passato indenni il passante di Mestre, si misero a deridere un vecchio che abbatteve e segava alberi.
Egli, come un numero primo, senza scomporsi per niente, così tuonò:
"Dopo di me, il diluvio!". 


      (Da "L'Irco di Noè" di Lino Giusti)






            L'intento di quest'opera, tornando a noi, è di sfamare quel cuoco comune che dipinge i siciliani come uno stuolo di mafiosi.

Tutti quelli che hanno avuto la fortuna di venire nella Terra baciata dal sole, invece, hanno potuto constatare che i siciliani sono una falange di umoristi.

I siciliani non sono tutti mafiosi!
Ci sono, in trasferta, esponenti della ''Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Mafia Italo-Americana ecc.

Bando alle ciance ed alle cincia e comari allegre, i siciliani sono maestri incontrastati della risata perchè ridono, irridono, deridono ma, sopratutto, sono maestri dell'autoironia.

Per quest'ultimo hanno bisogno, necessariamente, di una macchina: auto ironia.

D.H. Lawrence, lo stesso Sciascia, Dominique Fernandez, sostengono che i Siciliani "perfino quando si riuniscono in folla per processioni o per un comizio politico o per qualsiasi altra attività rimangono rigidi, chiusi in se stessi, funerei soli".

A parte che, man mano, dimostreremo che non è assolutamente vero, voglio sottolineare che una di queste caratteristiche è oltremodo positiva.

Ormai lo sanno tutti i miei lettori: se, all'improvviso, torna il marito di lei e non c'è l'armadio, chiuditi in te stesso!

Sapete perchè i Siciliani si pigliano tutto a ridere?
Perchè sono vessilliferi della filosofia del "futtitinni!".

L'italiano "fottitene", figlio di una Vergine Vestale, l'ho traslitterato in "imene fotto".
I me ne fotto, tu, che rimugini sempre l'episodio, ti scardini l'epatocita.


Cicerone non sbagliò affatto, quando nel I sec a.C. dichiarò: "Non c'è mai una situazione così brutta, che i siciliani non sappiano commentarla con un'azzeccatissima battuta.           
Quindi, a Cicerone il merito di aver scoperto che l'umorismo, in Sicilia, si riproduce per sporogonia.

Nel mio quartiere si dice, infatti: "la madre degli umoristi siciliani è sempre in cinta".
La frase, lo so, non fa ridere ma, diciamoci la verità, non fa nemmeno piangere.
Semplicemente, fa cagare!

Ecco, senza volerlo ho messo in mostra una delle caratteristiche nostrane: il veicolo che possiedo, ovvero, l'autoiroMIA!


SOLO CHI RIDE PIGLIA LA VITA SUL SERIO.
GLI ALTRI LA PIGLIANO SUL PO, SULL'ADDA ... 


            ADDA PASSA' A NUTTATA!


Marziale, nel I sec a.C. gridava ai suoi contemporanei: "Se sei saggio, ridi".
Probabilmente, non ha mai saputo di essere stato un grande umorista sol perchè non è andato neanche una volta a Zelig.
Personalmente immagino quest'uomo che, con passo Marziale, incedeva, se la vedeva e rideva!
Si vedeva la vita; con la seria constatazione della filosofia empedoclina che riteneva il tutto come un "ammattito cozzar d'atomi".
Tu la merda non la mangi, ma la lattuga, che proviene dal letame, quella sì.
Quando bevi il latte pastorizzato, sappi che l'ha prodotto una mucca che s'è cibata d'erbetta pisciata dal cane e cagata dalla sua comare (Clarabella).
A pensarci bene, ci sono tanti uomini coprofagi, quelli che si alimentano con la merda degli altri.
Lo sapete quant'è il giro d'affari per l'appalto delle fognature?
Un esempio tratto dalla chimica non comica: gli atomi di Carbonio sono come i mattoncini Lego che, scompigliandosi, danno forma a nuovi oggetti. Il carbone ed il diamante hanno gli stessi, identici, atomi; solo che, gli atomi di Carbonio sono disposti diversamente nello spazio.
Alcune rappresentanti del gentil sesso, per procurarsi il carbone, si avventurano nel bosco; invece, per il diamante, ci sono altre che lo mostrano, il bosco. E poi vanno a raccontare ai mariti che hanno vinto al SuperEnaletto!!!
Ci siamo allontanati troppo dal pensiero di Porfirio di Tiro (III sec d.C). Questo filosofo, trasferitosi in Sicilia dopo una crisi mistica ed influenzato probabilmente dall'ambiente, ebbe modo di scrivere:
"Il riso è una cosa seria ed è l'unica cosa che distingue l'uomo dagli animali".
Iena ridens a parte.
STORIE DI ZII ("ASCUTA U ZZI-ZZI'", OVVERO "ASCOLTA LO ZIO-ZIO")
Uno dei motivi per cui si apprezza l'humor anglosassone è dato certamente dal fatto che, per esempio, gli americani sanno ridere di se stessi, autodefinendosi come "Zio Sam" che è l'espressione derivata dalla sigla "UN.S.AM", che vuol dire "Stati Uniti d'America".
E questa predilizione per gli ZII in America è corroborata da un altro fatto, ed è che la stessa denominazione del più prestigioso premio internazionale per il Cinema, è nata dalla spontanea e divertita esclamazione di una signora che, quando vide per la prima volta la STATUETTA, esclamò: "Ma, somiglia in tutto e per tutto a mio zio OSCAR!".
Lo "Zio Sam" e lo "zio Oscar" ci stanno benissimo, ma dovete sapere che "zii" di questo genere li possediamo anche noi in Sicilia.
Da noi, il popolano, quando parla di se stesso, da tempo immemorabile si definisce "lo zio di se stesso".
Se, per esempio, un siciliano ha da ridire o da criticare su qualcosa, nell'esprimere il suo pensiero, può esplodere nella fatidica frase: "Cca ci voli UZZIU" (qua ci vuole lo zio).
E non strizzate le meningi, non centrifugate la Dura e Pia Madre, per scoprire chi sia lo zio in questione, perchè si tratta proprio di colui che sta parlando, che chiama in causa se stesso, non dicendo: "Qui ci sarei voluto IO!", ma proclamandosi, con fine ironia, zio di se stesso!
E queste "storie di zii" allargano il proprio campo di azione in Sicilia, fino ad arrivare alla creazione della figura dello "zio estraneo", "'zzu stranu", cioè di uno zio che è un parente che a noi non viene un bel niente.
Quando in estate qualcuno va a raccogliere uva, castagne, mandorle, pistacchi nelle proprietà altrui, il siciliano dirà che sta raccogliendo prodotti che appartengono a suo "zio estraneo".
Ed in Sicilia "rubare" non si chiama così, ma solo "prendere dallo zio estraneo"; e non è difficile proclamare "zio" una persona che non ci è parente, e che addirittura è un illustre sconosciuto.
L'umorismo dei siciliani non si limita però a queste forme popolaresche-delinquenziali, perchè vola molto più in alto, assumendo addirittura forme scientifiche ed istituzionali.


L'UMORISMO SCIENTIFICO

Ci sono 3 definizioni dell'umorismo che possono essere definite "classiche".

1) La prima è quella del filosofo Hegel, che definì l'umorismo come "l'attitudine speciale d'intelletto ed animo, con cui l'artista si pone da sè al posto delle cose"; e quindi, come diceva il pittore alla befana,
"calza a pennello" con l'umoristica trovata siciliana di chi si autodefinisce "lo zio di se stesso".

2) La seconda è dovuta a P. Richter, per il quale il sentimento della realtà viene particolarmente espresso da un sorridente umorismo, definito come "la malinconia di un animo superiore, che arriva a divertirsi perfino con ciò che lo rattrista". E i siciliani sono arrivati a dire che Dio creò la Sicilia in 6 giorni, donandole tutte le cose più belle, il cielo più azzurro, i paesaggi più meravigliosi, i frutti più gustosi, gli alberi più profumati, i pesci più saporiti, i fiori più splendidi, la Montagna più straordinaria, ma il 7° giorno si seccò, e creò i siciliani.

3) La terza definizione di T. Carlyle, per cui l'umorismo è "la nota più alta del genio poetico; chi ne manca è ingegno incompiuto: avrà occhi per vedere all'insù, e non intorno o sotto di sè".

Il siciliano è capace davvero di guardare attorno a sè, e di scoprire "zii" che non sono neppure suoi parenti, come il famoso "ziu stranu", che non ci viene nulla come parentela, ma sempre "zio" è (parente di un mio parente, che a me non viene niente).

E' inutile sottolineare che queste 3 definizioni dell'umorismo combaciano perfettamente con l'umorismo siciliano. Pirandello catalogò l'umorismo come "sentimento del contrario". I siciliani sono, per natura, umoristi nati e che sia tale, il popolo siciliano lo dimostra anche nelle imprecazioni, per cui, se qualcuno augura al prossimo "malanova m'aviti" (che vi colga un accidenti), ci aggiunge sempre "puvireddi" (poverini). E se augura cordialmente "ammazzati mi siti" (che possiate essere uccisi), lo fa sempre seguire da un caritatevole "mischini" (meschini).

      

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